Potok Chaim - 1969 - La scelta di Reuven by Potok Chaim

Potok Chaim - 1969 - La scelta di Reuven by Potok Chaim

autore:Potok Chaim [Potok Chaim]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788811668220
editore: Garzanti Libri
pubblicato: 2000-06-14T22:00:00+00:00


Il telefono è cosa possente. Talvolta sarà anche un fastidio, ma adoperato con saggezza è cosa possente. Non guardarmi a quel modo. Non mi occorrono i tuoi servigi, per ora. Sto citando le parole del re, il messaggero del Signore. Tuo padre sa di te e di Rachel. Me l'ha domandato e io gliel'ho detto. Non volevo dirglielo. Ma di tanto in tanto il re assume un atteggiamento inesorabile.

Perciò gliel'ho detto. Ti ha sentito al telefono. E sa di Michael. Il re sa tutto. Auguri di felice Shabbos. A Rachel il mio... i miei omaggi a Rachel e ai suoi genitori. Me ne torno a casa dal mio genitore pagano».

Chiusi la porta e attraversai l'ingresso a passo svelto. Udii la porta riaprirsi alle mie spalle, ma ero già fuori dell'appartamento e stavo scendendo le scale. Sul pianerottolo del primo piano mi fermai ad ascoltare.

La casa era silenziosa. Scesi dabbasso e mentre passavo davanti alla porta della sinagoga una figura bruna sbucò a un tratto dalle ombre.

«Reuven».

Era Levi. Si tenne accanto alla porta della sinagoga, gracile e spettrale nell'opacità dell'ingresso.

«É tardi», dissi. «Devo andare a casa».

«Un minuto», disse in yiddish. «Appena un minuto».

«Che vuoi, Levi?».

«Mio fratello». Sembrava un po' a disagio. «Sarà un grande psicologo, vero?».

Lo guardai.

«Vero, Reuven?», domandò sommessamente, ansiosamente. «Dimmelo. É vero?».

Aveva bisogno della garanzia. Aveva bisogno di sapere che gli valeva la pena di viverli, quegli anni che la carica di Tzaddik avrebbe sottratto un giorno alla sua fragile vita.

«Sì», udii che rispondeva la mia voce.

Lo vidi annuire. «Sono contento», disse calmo. «Buono Shabbos, Reuven».

Dalla casa uscii nell'inverno grigio, gelido, e m'incamminai sulla via del ritorno per strade che parevano soffocate da una torma di chassidim scavallanti a fare le compere dell'ultimo minuto prima che iniziasse il Sabato.

Mio padre era nello studio. Aveva letto l'articolo di Rav Kalman. Glielo aveva segnalato il collega della sua yeshivah.

«Nessuno può farci nulla», disse. «Rav Kalman ha il diritto di esprimere la sua opinione».

«Si è approfittato di me».

Mio padre tacque. Gli riferii le parole di Reb Saunders. Assentì gravemente.

«Ci saranno altri attacchi, Reuven. Ma sono grato a Reb Saunders del suo silenzio».

«Perché quello lì se la prende per l'appunto col tuo libro? Ci sono tanti altri libri che potrebbe attaccare».

«No», disse lui pacatamente. «Il mio gode di una certa autorità. É nella mia reputazione che Rav Kalman scorge una minaccia. É un musarnik. Sta difendendo la Torah».

«É una serpe, ecco cos'è».

«Reuven...».

«Mi aveva dato da intendere che desiderava sinceramente comprendere il libro, e intanto si approfittava di me, ecco quel che faceva».

Mio padre scrollò la testa e scosse la mano in segno d'impazienza. «Non voglio parlarne più. É tempo di prepararci per il Sabato. Ma devi farmi il favore di non mancar più di rispetto a uno dei tuoi insegnanti. Adesso bisogna affrettarsi o arriveremo in ritardo alla Kabbalat Shabbat26».

Ma pochi minuti dopo cominciò a piovere a dirotto e invece di andare alla sinagoga pregammo in casa e poi facemmo il pranzo del Sabato con la pioggia che scrosciava sulla finestra di cucina



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